Il Comitato si esprime sugli abusi al Catria
Il Comitato per la costituizione del Parco Nazionale del Catria, del Nerone e dell’Alpe della Luna, è un’associazione di promozione sociale e la tutela dell’ambiente è solo una tra le finalità associative. Tuttavia, non puo’ esimersi dal commentare la spiacevole situazione venutasi a creare sul Monte Catria, per molti versi paradigmatica e i cui sviluppi sono ancora in corso. Questa la nostra chiave di lettura: la regione Marche, in controtendenza con le regioni della cerchia alpina, che non finanziano piu’ impianti sciistici al di sotto di 1600 – 1800 mt, promuove un progetto per lo sviluppo della pratica dello sci sul Monte Acuto (gruppo del Catria). Evidentemente le Marche sono una regione senza problemi e che se lo puo’ permettere, visto che la nostra giunta investe complessivamente cinque milioni in unico piccolo comune. Lo stanziamento supera largamente qualsiasi altra forma di investimento puntuale effettuato nel territorio: basti pensare che la “strategia per le aree interne “ prevede uno stanziamento complessivo di c.ca 11 milioni a favore di 16 comuni dell’ entroterra delle province di Pesaro e Ancona, da erogare in diversi anni. Eppure, è evidente che non vi sono i presupposti necessari perché si possa avviare una stazione sciistica in provincia di Pesaro Urbino. La “stazione” ha il punto partenza a 500 metri, l’arrivo a 1400. Il tutto su una montagna di poco più di 1600 metri, isolata, nel mezzo della penisola e con “vista sul mare”. Le caratteristiche metereologiche del sito non consentono di programmare settimane e neppure “giornate” bianche. La neve va e viene, c’è spesso nebbia e piove. Nelle stagioni migliori i giorni utili sono pochissimi. E’ quindi impensabile che l’attività possa coprire le spese di realizzazione e di esercizio degli impianti e anzi, vengono gettate le premesse per nuovi interventi finanziari della regione, che sarà costretta a ripianare i nuovi debiti che si accumuleranno ogni anno. In pratica, si finanzia un progetto destinato a creare debiti autorigeneranti. Ovviamente i cittadini si fanno delle domande, che però rimangono senza risposta. Con gli stessi denari quante cose utili si sarebbero potute fare ? Per esempio, di parchi nazionali se ne sarebbero potuti realizzare tre. Per non parlare della condizione delle strade e dei problemi della sanità. E’quindi un’amara constatazione che non si riesca a percepire la strada maestra, che è quella di federare territori di regioni diverse e, attraverso un’attiva (e attenta) valorizzazione dell’ancor vasto patrimonio naturale, rilanciare l’economia delle nostre aree montane. Si preferisce piuttosto devastare il territorio, inseguendo le illusioni più surreali (stazioni alpine in provincia di PU) e i soldi pubblici, il cui destino finale dovrebbe stare a cuore a tutti. Tutto questo avviene nel piu’totale disinteresse dei “difensori del territorio”, gli urlatori professionisti a tema unico, che avversano la creazione del parco (e ogni altra forma di modernità), a favore del mantenimento di privilegi per pochi e della depressione definitiva delle nostre tradizioni e dei nostri stessi borghi.